L’avvicinamento progressivo e il climax
Trucchi e idee per scrivere un cortometraggio: comprendiamo il climax
Inizia il nuovo anno e rompiamo subito un tabù. Torniamo su questa vecchia serie di lezioni. Lasciata per troppo tempo, concludiamo ora il percorso. Parliamo di climax e avvicinamento progressivo: vi va?
Le inviamo a breve distanza l’una dall’altra in modo da chiudere il cerchio, dedicarci ad altro e allietare la lettura di chi da (troppo) tempo, chiedeva notizie da questo versante. Buona lettura.
L’avvicinamento progressivo e il climax
Generare un’adattamento per il cinema richiede la conoscenza delle molte fasi che guidano l’equilibiro dello spettatore.
Come l’andamento di una sinusode, la parte emozionale di chi osserva lo schermo è soggetta a cambiamenti, anche repentini.
E’ difficle mantenere una costante attenzione verso lo schermo. Ma è altrettanto vero che una pellicola povera di crescendo emozionali non incontrerebbe il gusto del pubblico.
Per questo motivo, la scrittura di una sceneggiatura deve dividersi con sapienza ed efficacia tra i due estremi della pienezza e della leggerezza.
Come nella vita vera, dove ad istanti di tensione si alternano spesso grandi pause di quotidiana abitudine, anche nelle sceneggiature conta la variabilità. E occorre che al fuoco della passione si sostituisca spesso un mood più misurato, meno coinvolgente.
Il tutto, ovvio, non per replicare le dinamiche esistenziali. Quanto per preparare un migliore terreno all’avvento del successivo, spesso dirompente, colpo di scena.
La regola d’oro del climax
Ecco quindi la quarta regola d’oro per scrivere un cortometraggio efficace.
Discorso parallelo merita invece la logica del climax. Il significato della parola climax parola greca che significa “scala”. Sta ad indicare un movimento crescente del tono del racconto.
Utilizzando al meglio strategie retoriche e stilistiche, è possibile pilotare il discorso narrativo verso un suo vertice di massima evidenza. Che spesso corrisponde al raggiungimento della piena consapevolezza della vicenda.
Questo climax può essere ottenuto nelle maniere più varie. Attraverso il disvelamento di un particolare, al riconoscimento di un personaggio in un certo ruolo, alla soluzione di un dubbio.
Altre strategie
Più sottilmente, si può giungere allo stesso stato anche attraverso l’uso di strategie tipicamente cinematografiche. Come inquadrature mirate, azzeccati movimenti di macchina, oppure grazie a certe scelte linguistico-sceniche.
In questo senso, un altro scopo della narrazione è raggiungere, durante il film, quello stato di climax che si è evocato in queste righe.
Al contrario, la mancanza di un vertice massimo, di un punto facilmente identificabile come “cuore” della storia, costringe lo spettatore ad una fastidiosa situazione di incertezza. Avete presente quando, alla fine del film, capita di rimanere con una sensazione di incompiutezza, di irrisolto?
E’ facile capire come risulta perciò determinante un’accurata conoscenza delle tecniche espressive. Che, insieme, possono favorire il raggiungimento di questo risultato.
Tra queste, ne ricordiamo una, tra le più bistrattate ma certamente utile e affascinante da impiegare. La profondità di campo.
Uso della profondità di campo
Un accorto uso della profondità di campo, infatti, permette di raccontare molteplici livelli narrativi. Che si succedono nella stessa scena ma con differenti gradi di predominanza.
Individuando l’elemento o gli elementi rilevanti sul piano narrativo e figurativo si può esplicitare tutto il potenziale di questa tecnica espressiva. Che permette di narrare molte realtà nella stessa immagine, introducendo piani di visualizzazione e gradi di complessità impossibili con altri mezzi.
Film consigliati:
Blade runner (Usa, 1982) di Ridley Scott
Memento (Usa, 2000) di Christopher Nolan
Ogni marchio ed ogni immagine vanno intesi a scopo di esempio didattico e appartengono ai legittimi proprietari.
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Ottimo articolo: molto bello anche Memento. L’ho rivisto di recente e lo trovo davvero ispirante.
Edo
Ciao Edo, concordo col tuo parere su Memento. Ispirante.