La continuità. Trucchi e idee per scrivere un cortometraggio

La continuità. Trucchi e idee per scrivere un cortometraggio

Come creare immagini di qualità con la gestione della continuità

Ciao a tutti, ci ritroviamo su queste pagine per parlare di continuità. Lo facciamo dopo qualche settimana di stand-by, dovuto per lo più ad un overworking davvero importante. Presto metteremo online alcuni video realizzati nelle ultime sessioni così da completare alcune parti del sito ancora “scoperte”. E rendere la piattaforma perfettamente fruibile in ogni sua parte. Inoltre stiamo progettando una serie di tutorial davvero interessanti. Dateci tempo: ogni sito – e tanto più un blog come questo – è un’idrovora in termini di time-consuming.

La continuità

Ma torniamo a noi, alle nostre lezioni sulla scrittura del cortometraggio. Questa breve pausa nelle pubblicazioni ha permesso a diversi lettori di riflettere sopra gli ultimi post.

Mi sono arrivate parecchie mail di persone che chiedevano la stessa cosa. Un approfondimento di aspetti particolari della produzione. Dalla progettazione di uno storyboard, al decopuage, alle tecniche di lightning per le nuove reflex HD-DSLR.

Vi racconteremo tutto appena ci sarà tempo e modo. Continuate a farmi avere le vostre idee e le vostre proposte. Intanto ci occupiamo di continuità, argomento caldeggiato anche dalla mail di Vittorio Nativi di Asti.

Ricordate le due regole auree di cui abbiamo parlato? La prima riguardava l’importanza della pre-produzione.

La seconda invece era a proposito della necessità di modificare il proprio approccio mentale alla materia filmica. Così da ottenere risultati non soltanto intellettualmente pertinenti ma pure avvincenti dal punto di vista estetico. A queste due regole se ne aggiunge una terza:

Regola aurea n° 3

L’essenza del cinema sta tutta nel controllo della luce e dei raccordi.

Luce e raccordi sono le pietre ortogonali su cui si basano i film. Intuire, delineare, perfezionare l’uso e la gestione di questi due elementi significa possedere le chiavi del racconto. Indipendentemente dal tema, dal modulo narrativo, dagli strumenti utilizzati per perseguirlo. Ma se della luce parleremo più avanti in merito ai raccordi possiamo affrontare fin da subito questo argomento.

La continuità nei raccordi

La continuità - Trucchi e idee per scrivere un cortometraggio - 7 di 10Il raccordo è il momento di passaggio da un’inquadratura all’altra. Si tratta di un istante dove ci si gioca tutto. I bravi editor sono soliti sostenere che esiste un solo fotogramma – uno solo – dove lo stacco tra inquadrature sia davvero possibile. Saperlo rintracciare è un’arte, e non solo come modo di dire.

Le tecniche per individuare il raccordo perfetto sono molte. Ma lo sviluppo di una percezione davvero elevata è solo questione di allenamento e studio. I raccordi compongono la narrazione e la rendono fluida, senza scossoni, senza cambi repentini che comprometterebbero lo svolgimento della vicenda. Per comporre l’alchimia di un’immagine che diventa emozione, insomma, bisogna attingere a quella pratica che regola lo svolgersi delle immagini e disciplina lo scorrere delle inquadrature: la continuità.

Ma cosa si intende per continuità (o continuity, in inglese)? Volendo azzardare una definizione si potrebbe dire che con questo termine si indica la capacità di stabilire relazioni biunivoche tra le inquadrature.

Per unire più riprese – lo si è detto parecchie volte in queste lezioni – bisogna conoscere e tenere presenti alcune regole. Oltre che possedere quel talento estetico e figurativo che permette di racchiudere lo spazio in un colpo d’occhio. Così da innescare quella metamorfosi che da una semplice “ripresa” porta dritto ad una vera e propria “inquadratura”. L’insieme di queste regole costituisce un utile menu di nozioni che vanno sotto il nome di “tecnica di raccordo”.

Esempi di continuità

Per meglio capire a cosa ci stiamo riferendo, prendiamo ad esempio due tipi di raccordo, i più semplici. Nel primo – il cosiddetto raccordo di sguardo – le inquadrature seguono e riportano la naturale curiosità dello spettatore.

La continuità - Trucchi e idee per scrivere un cortometraggio - 7 di 10Quando un personaggio osserva qualcosa al di fuori oppure all’interno della scena, la camera segue il suo sguardo, alternando al viso che guarda un dettaglio della cosa guardata oppure – variazione sul tema – una soggettiva del personaggio. E’ facile intuire come questa successione di immagini si richiami alle normali consuetudini della percezione visiva. Un modo di fruire l’immagine che sia stata assimilata completamente, al punto da apparire naturale.

Un secondo esempio di raccordo è il celebre raccordo di movimento. In questo caso non è lo sguardo a guidare le inquadrature, ma il movimento dei personaggi. In una successione di inquadrature è facile intuire che i raccordi seguiranno la direzione del movimento o – complicando un po’ le cose – dei molti movimenti intrapresi dai vari protagonisti.

Se il nostro personaggio sta camminando da destra a sinistra, per fare un esempio, nell’inquadratura successiva lo si vedrà andare in una direzione compatibile con questa scelta. Altrimenti la mancata sincronia dei procedimenti potrebbe condurre a confusioni, smarrimenti e comunque all’emersione di tattiche che romperebbero la magia del racconto visivo.

Alla luce di queste basilari conoscenze va sottolineato quanto sia importante – anzi essenziale – progettare le inquadrature secondo una chiara dinamica dei raccordi, così da ottimizzare la visione ed evitare le tante confusioni che facilmente possono generarsi.

Fluidità e continuità

Tralasciare l’elemento della continuità, dunque, causa prima di tutto una poca fluidità del video. Inoltre lascia “emergere” la progettazione della storia, quindi non permette la necessaria simbiosi emotiva tra spettatore e personaggio.

La continuità - Trucchi e idee per scrivere un cortometraggio - 7 di 10Esiste poi una forma di continuità che ha per oggetto le cosiddette incoerenze narrative o temporali, vale a dire quegli elementi del racconto che collidono l’uno con l’altro generando incongruenze. Ma a questi fattori ci dedicheremo più avanti, quando ci occuperemo alla creazione di un plot narrativo efficace.

Integrando gli elementi appena chiariti con le regole esposte in precedenza (empatia, adeguata caratterizzazione dei protagonisti, comprensione del punto di vista ecc.) assisteremo allo svolgimento degli eventi raccontati attraverso una spirale organica e bilanciata, espressiva al punto da rendere giustizia alla qualità del lavoro autoriale e di sceneggiatura.

In caso contrario – qualora questi elementi venissero tralasciati o sotto-considerati – la narrazione potrebbe risultare scattosa, poco coinvolgente ed emozionante, addirittura fastidiosa. Non per nulla, la prassi del cinema sostiene che la brutta inquadratura è perdonabile, è accettabile pure il cattivo uso delle luce, ma non è assolutamente perdonabile che una storia tralasci la continuità e gli elementi tecnici che la determinano.

 

Film consigliati:

Dogville (Danimarca-Francia, 2003) di Lars von Trier

 

Tideland – Il mondo capovolto (Tideland, Canada-UK, 2005) di Terry Gilliam

Ogni marchio ed ogni immagine vanno intesi a scopo di esempio didattico e appartengono ai legittimi proprietari.

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4 commenti
  1. Guest Comment
    Guest Comment dice:

    Mi perdo nella continuità. Sinceramente. Spesso le tecniche, se applicate e non semplicemente e intelligentemente ri-conosciute per essere abbandonate, determinano, uno stile. Attenzione!
    Da un altro punto invece, se non abbandonate, ci ingessano la mente, lo sguardo intimo della costruzione/creazione, della conoscenza muore, si secca.
    Ottimo articolo. Mi sono soltanto permesso di ricordare quello che ritengo un gesto necessario. Ma in molti come me forse inutile.
    Baci, Leonardo

    Rispondi
    • Thomas Graziani
      Thomas Graziani dice:

      Grazie Leonardo,
      ogni cosa che scrivi è una lezione. Della continuità va intercettata la provocazione, la sottile sfida che lancia.
      Certo: produrre belle immagini – soprattutto oggi – è quasi facile. Molto meno lo è strutturare un progetto autoriale concreto, coerente, senza ripiegare su certe consuetudini da anti-autori. Intendo la pratica di ripresa alla “giriamo un po’ qui, un po’ là, prendi anche quello, aggiungi l’altro” tipico dei registi che si salvano in post-produzione.
      La sfida della continuità, del raccordo, è quella di capire prima di agire. Di assumersi la responsabilità dell’immagine. Di scegliere quelle giuste, non tutte a caso piluccando nel mucchio.
      Un regista senza continuità – oppure come dici tu, solo gonfio di stilemi – è una marionetta senza speranza. Esponente di un decandentismo visivo che speriamo vada presto estinto.
      Un abbraccio

      Rispondi
    • Thomas Graziani
      Thomas Graziani dice:

      Ciao Giulio: il tempo manca sempre, come saprai. Le lezioni sono in lavorazione: le metterò online appena concluse. Se trovo due giorni… A presto e grazie dei complimenti.
      Che lavoro fai? Ti occupi di video?

      Rispondi

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