Capire la differenza tra T-stop e F-stop
Come si misura l’apertura reale di una lente? T-stop e F-stop spiegati bene
Altra domanda, altra risposta: quale è la differenza tra T-stop e F-stop? O meglio: perché in alcune lenti la velocità è indicata come T-stop e in altre come F-stop?
Partiamo da qui per risolvere uno degli elementi di confusione più ricorrenti nella produzione video contemporanea.
Capire la differenza tra T-stop e F-stop
Diciamo genericamente: esiste la possibilità che una lente con apertura f/1.8 non sia realmente una f/1.8? Certo: questo accade quando il T-stop non corrisponde al F-stop.
Chiariamo meglio: di solito nelle lenti fotografiche il coefficiente di apertura si indica con la lettera F, mentre le lenti cinematografiche si indica con la lettera T.
L’apertura, in una lente, è la misura della sua velocità. Più una lente è veloce, più è alta la sua massima apertura, più sono estese le sue possibilità visive anche in contesti di bassa luce, meno è alto il numero che la identifica. La regola di base è quindi questa:
La differenza principale tra T-stop e F-stop sta nel fatto che non tutta la luce che entra dall’obiettivo può poi necessariamente colpire il sensore.
Meglio: il numero di F-stop, indica quanta luce passa attraverso il diaframma della lente, quindi quale è il coefficiente massimo di apertura dell’ottica.
T-stop e F-stop
Il coefficiente T-stop invece è più complesso, ed indica l’indice reale di luce che supera il diaframma, supera gli elementi ottici ed arriva al sensore.
Una eventuale differenza è data dal tasso di dispersione luminosa che può verificarsi una volta che passo attraverso l’elemento ottico ed arrivo al sensore di cattura.
Facciamo un esempio meccanico. Se una pressa sviluppa 100 kg di forza, questo valore è il risultato del meccanismo applicato a tutti gli ingranaggi che compongono il sistema.
Tuttavia non è assolutamente detto che il motore che attiva la pressa abbia veramente la forza di 100 kg. Può darsi invece che gli ingegneri abbiano creato un sistema più potente perché sanno che durante la trasmissione meccanica si perderà una quantità di forza variabile, ipotizziamo del 10%.
Quindi dovranno dotare il motore di una forza di 110 kg per ottenere – in fase di pressa – i 100 kg effettivi.
Un esempio meccanico
Più o meno lo stesso discorso vale per le ottiche. Ogni elemento ottico, come ogni elemento meccanico, “ruba” una certa quantità di luce.
Quindi l’effettiva luminosità dell’ottica va calcolata a valle di ogni dispersione e va valutato se si tratta davvero di un’ottica luminosa come indicato oppure se il valore promesso è solo nominale.
Naturalmente, sappiamo che il valore indicato non potrà mai essere del tutto corrispondente al reale: anche se perfettamente lucide, trattate, trasparenti, una lente porterà comunque via una minima parte di luce.
Ma c’è una differenza tra un coefficiente tollerabile e uno che sposta radicalmente la luminosità effettiva della lente.
Ogni volta che guardando una lente non vedo il suo interno ma vedo un riflesso, significa che una parte della luce è tornata indietro. Altrimenti non colpirebbe il mio occhio e non la vedrei. Quindi che l’elemento ottico sta rubando della luce.
Capire il T-stop e F-stop
Il valore che stiamo valutando è il coefficiente T-stop (dove “T” sta per “Transmission”). Che deve essere indicato sul libretto di istruzioni o sulla scheda tecnica dell’ottica.
La celebre lente Canon 85mm f:1.2 (buona e importante) ha un valore di T-stop. Pari a T:1.4 e questo significa un coefficiente notevole in termini di velocità.
Altri due esempi: il nuovo Canon 24-70mm f:2.8 ha un valore pari a T:3.0 (una perdita quindi molto moderata), mentre un’altra magnifica lente, il teleobiettivo Canon 70-200 f:2.8 ha un valore pari a T:3.4. Una perdita decisamente più alta del previsto.
Ultimo esempio: la Samyang 35mm f:1.4 presenta invece un valore di T:1.7 circa. Questo indica – soprattutto notando il rapporto qualità/prezzo – una lente da tenere certamente in considerazione.
Misure differenti
Il motivo per cui le lenti cinematografiche si misurano in T-stop è chiaro. Perché questo genere di lenti – notoriamente molto più costose – devono essere valutate per la loro apertura effettiva.
Questo, insieme alla migliore costruzione, oppure alle ghiere dentate, alla qualità del fuoco ed alla lunga corsa delle regolazioni, sono i parametri che giustificano la così alta fascia di prezzo.
Avete capito un po’ meglio, dunque, cosa significano T-stop e F-stop? Spero che questa piccola spiegazione vi sia di aiuto. Per scegliere sempre meglio la vostra attrezzatura e comprendere fino in fondo le caratteristiche di ogni equipaggiamento.
Intanto vi auguro un buon weekend e un buonissimo lavoro. In bocca al lupo!
In questo articolo si citano queste attrezzature:
Ogni marchio ed ogni immagine vanno intesi a scopo di esempio didattico e appartengono ai legittimi proprietari.
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mitica spiegazione. grazie
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Grazie per il chiarimento, ma vorrei ancora sapere se con la sigla T si indicano obiettivi anche con la ghiera dei diaframmi fluida e non a scatti, pensata per il video e non per le foto.
Grazie!
Ciao Yalmar,
grazie a te per il commento. Per risponderti: la scelta di una ghiera fluida oppure di una ghiera a scatti è una pura scelta di produzione. Esistono lenti “fotografiche” che hanno le ghiere fluide, per esempio. E’ vero però, hai ragione, che molte lenti “cine” – poichè sono pensate per essere innestate sopra un sistema con una specie di follow focus che controlla l’apertura in modo progressivo – hanno una ghiera fluida. Non è errato quindi definire:
– lenti “cine” = ghiera fluida
– lenti “photo” = ghiera a scatti
A presto: scrivici ancora!
Thomas
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