I monitor per HD-DSLR video: consigli e trucchi finali
Gli strumenti del regista digitale: consigli e trucchi per ottimizzare il lavoro
Concludiamo qui questa seguitissima serie di lezioni su monitor e viewfinder per reflex HD-DSLR video. Segnaleremo alcuni consigli e trucchi per ottenere i migliori risultati.
Per chi non avesse ancora letto la serie completa, a questo link potete trovare il primo articolo della serie.
Per il resto, buona lettura: ci vediamo presto con i nuovi argomenti!
Consigli e trucchi finali
Avete letto gli articoli relativi al focusing? Che ne dite? Avete trovato il vostro accessorio preferito? Qualunque scelta facciate in questo campo, non dimenticate un dettaglio: le batterie. Tutti i monitor, ma soprattutto i field monitor, sono onerosi in termini di energia.
Questo significa che dovrete acquistare un certo numero di batterie (da 2 a 4, direi) per mantenere attivo il monitor durate le lunghe sessioni di ripresa. Non dimenticatevi di questo aspetto, mi raccomando.
Potreste avere brutte sorprese (sul set) ed essere costretti ad un acquisto dell’ultim’ora non certo economico e ammortizzabile. Verificate quindi il consumo di ciascun apparecchio e non considerate questo aspetto come un fattore di secondaria importanza.
Come abbiamo detto, tutti i sistemi hanno pregi e difetti. Sta a voi individuare quale soluzione è migliore per il vostro lavoro. Tutto questo senza dimenticare alcune regole relative al monitoring che – secondo me – devono fare parte del bagaglio di ogni filmmaker esperto.
Ancora una volta, a voi resta il compito di rispettarle oppure tradirle, in base alla vostra esperienza e la vostra voglia di sperimentare.
Regole, consigli e trucchi
Prima regola: gestire correttamente la profondità di campo. Le moderne veloci lenti di alta gamma permettono di lavorare con una luce anche estremamente flebile.
Questo comporta – l’avrete capito leggendo il tutorial sulla profondità di campo – una difficilissima gestione del fuoco.
Ogni direttore della fotografia dovrà essere in grado di decidere quando impiegare lenti a piena apertura (rendendo la vita difficile ad operatore e focus puller, soprattutto se si lavora con molta luce artificiale oppure in daylight) oppure accontentarsi di un diaframma meno radicale ma forse più adatto alle varie situazioni.
Per quanto mi riguarda – io ho sempre opinioni piuttosto estreme. E credo che, se una lente è progettata per lavorare anche a f/1.2, significa che è quella l’apertura a cui deve lavorare.
Insomma: è all’apertura massima che si giudica il valore di una lente, ed è in quella condizione che una buona lente rende al meglio. Quindi via libera alle aperture massime, anche se questo potrebbe comportare fastidi e impegno ulteriore.
Nonostante questa idea piuttosto anomala – che mi vale quotidianamente l’odio di cameraman e focus puller – credo però che ogni d.o.p. e ogni regista debba sentirsi libero di scegliere le aperture che preferisce, magari rinunciando ad una stretta profondità di campo se le riprese che sta effettuando lo consentono.
Seconda regola
Seconda regola: non risparmiate sugli aspetti secondari del field monitor. Oltre alla dimensione del display, occorre valutare anche il peso, l’ingombro, l’angolo massimo di visione (come scrivevamo nella lezione dedicata) e il consumo di energia. Se questa è soluzione che preferite, investite in un buon braccio di sostegno: è davvero fondamentale.
Concludiamo questo lungo post rispondendo ad un paio di mail che mi sono arrivate di recente. Chiedevano consigli su come realizzare un fuoco migliore. Per questi lettori, e per tutti gli altri, di consigli ne ho ben due.
Primo: per fare un buon fuoco, agganciare un punto fisso non molto distante dal soggetto inquadrato e presumibilmente alla stessa distanza da voi.
Mantenere quell’oggetto in fuoco, sbirciando di tanto in tanto il soggetto che naturalmente si muoverà e quindi sarà più difficile da seguire. E’ molto più semplice mantenere in fuoco cose fisse che cose in movimento.
Se proprio volete essere sicuri, potete anche prendere qualche misura e calcolare la migliore impostazione in base alla distanza tra camera e soggetto, oppure tra soggetto e altri oggetti della ripresa.
Attraverso un sistema di misurazione fisso, è possibile calcolare la profondità di campo e capire quanta tolleranza si ha. E magari regolare di conseguenza le lenti e la loro apertura.
Attenzione: i nostri consigli e trucchi
Secondo: muovere il fuoco utilizzando la ghiera degli obiettivi può essere molto dura, soprattutto quando si effettuano riprese in movimento e si verificano situazioni di tensione.
Per questo è consigliabile – se il budget lo consente, ma io direi comunque sempre – acquistare un sistema di follow focus affidabile e senza gioco interno.
Con qualche centinaia di euro di investimento, è possibile realizzare rig di lavoro DIY molto efficienti e dotati di tutti i comfort. Il follow focus, invece, è spesso troppo difficile da realizzare. Per questo si consiglia di acquistarne uno ben fatto e solido.
Le caratteristiche minime di un follow focus sono l’assenza di gioco tra gli ingranaggi deputati al movimento (ogni movimento del polso deve quindi corrispondere ad un proporzionale movimento dell’ottica) e la qualità manufatturiera. Preferibilmente un follow focus deve essere in metallo, non in plastica.
Tra tutti i follow focus, consiglio Redrock Micro (costoso), Zacuto (molto costoso), tuttavia i negozi online sono zeppi di articoli che richiedono spese ben minori. Occhio tuttavia alla schifezze che talvolta invadono i banconi dei rivenditori.
Conclusioni
Dopo ogni articolo, un amico di Genova mi scrive sempre. Sostiene che nei miei post non mi sbilancio mai troppo su consigli e stroncature. Io non credo: credo invece che la realtà sia un’altra.
Credo che lo stato dell’arte non esista, e che ogni soluzione (qualunque soluzione) sia piena di pregi e difetti. Tentare una semplificazione estrema dicendo “Va bene questo” oppure “Va bene quest’altro” secondo me non porta da nessuna parte.
Preferisco che siano i lettori – con la loro esperienza – a supportarmi oppure contraddirmi. La mia sola testimonianza, per quanto possa essere vasta e enciclopedica (?!?), non può bastare: solo l’esperienza di migliaia di persone può contribuire a stabilire uno standard efficace e praticabile, ottimo per il professionista quanto per l’amatore.
Questo, tuttavia, non sposta di una virgola il problema del consiglio e non mi sottrae alla domanda che puntualmente verrà. La domanda è: tu quale soluzione preferisci?
La risposta è semplice e diretta quanto la domanda: socraticamente, non lo so. Ogni soluzione ha pro e contro: e per quel che mi riguarda, sono solito scegliere il tipo di attrezzatura in base alle esigenze del set ed alla difficoltà di ripresa. Il mio parere cambia come cambiano i consigli e trucchi.
Uso il field monitor
Preferibilmente utilizzo un valido field monitor: questo non perché le altre soluzioni siano meno efficaci, quanto perché ho deciso di mettere al primo posto il benessere sul lungo periodo anche a scapito delle prestazioni.
L’idea che la mia vista si possa deteriorare per un utilizzo intensivo di monitor retroilluminati mi preoccupa.
Per questo ho deciso di patire alcune scomodità piuttosto che incanalarmi in un’abitudine deleteria e pericolosa sul lungo periodo. La salute innanzitutto, mi verrebbe da dire.
Alla faccia di quelli che credono nelle prestazioni a tutti i costi, ai radicali cultori dell’efficienza ed ai profeti di questa o quella parrocchietta tecnologica. Caro amico di Genova: prendi e porta a casa.
Per tutti gli altri, un abbraccio e un sentito augurio di buon lavoro. A presto!
Ogni marchio ed ogni immagine vanno intesi a scopo di esempio didattico e appartengono ai legittimi proprietari.
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Ho bisogno di un consiglio: devo usare 4 canon 5d contemporaneame nte per un lavoro e mi piacerebbe poterle monitorare tutte e 4 esternamente, magari vedendole tutte contemporaneame nte su un unico schermo splittato in 4 parti.
Come posso fare questa cosa?
Ho trovato questo monitor wirless che pare lo faccia, ma lo schermo è 3,5 pollici e mi sembra assurdo anche solo pensare di poter monitorare 4 video insieme spalmati su 3,5 pollici…
Non esiste una cosa del genere un pò più grande??
Oppure devo usare un laptop??
Grazie in anticipo 🙂
Gabriele
Ciao Gabriele,
grazie dei complimenti: chiedi però una cosa molto complessa. Già monitorare wireless non è proprio semplicissimo, ma addirittura trovare un monitor che accetti 4 input con una discreta risoluzione pare quasi un miracolo.
Di solito i lavori multicamera si affrontano con un mixer alla radice: un moderno mixer video digitale può accettare molte fonti di ingresso e permette di gestire il monitoraggio tramite apposite uscite split-view che accorpano in un solo schermo i molti punti di vista.
Ti lascio però due variabili che forse non hai considerato:
1) La DSLR non hanno un’uscita wireless
2) Qualora avessi un’uscita wireless, il segnale in uscita sarebbe sempre un 480p, non un full-HD.
Di primo acchito mi viene da pensare che questo sistema di lavoro è parecchio avanzato, e le caratteristiche tecniche delle DSLR ancora non permettono questi incroci avventurosi.
Sappimi dire se risolvi la cosa. A presto!