Spazio e tempo. Come creare una sceneggiatura efficace e corretta

Spazio e tempo. Come creare una sceneggiatura efficace e corretta

Usare spazio e tempo per costruire una corretta sceneggiatura

Spazio e tempo: due variabili che ogni filmmaker deve saper dominare. Ma da dove partire? Come individuare quel filo rosso che lega narrazione e svolgimento spazio-temporale?

Insieme a Fabrizio Fogliato ripercorriamo le impronte lasciate dai grandi registi internazionali.

Decifrare il lavoro dei maestri – lo abbiamo detto infinite volte – è la chiave di volta per riuscire a migliorare costantemente il proprio lavoro. Lasciamoci sedurre da un nuovo viaggio nella storia del cinema moderno.

Spazio e tempo

Il tempo è una sorta di metronomo del montaggio che agisce all’interno del percorso narrativo. Ed è, al contempo, l’elemento in grado di condensare le prerogative dell’istanza narrante attraverso la produzione di senso (funzione imprescindibile e primaria del montaggio).

In relazione alle manipolazioni temporali, l’autore ha l’opportunità di costruire una durata “virtuale” senza mai perdere l’illusione del rispetto della realtà degli eventi narrati. Ecco, dunque, entrare in relazione il tempo reale di durata dell’azione con il tempo cinematografico. Ed, attraverso quest’ultimo, operare dilatazioni enfatiche o contrazioni repentine, il tutto in relazione con la durata temporale.

La durata della sequenza è il tempo di proiezione che trascorre dal primo all’ultimo frame della sequenza stessa. Non ha nulla a che vedere, direttamente, con la durata reale.

Il tempo cinematografico manipola il tempo reale. Lo adatta alle esigenze dell’autore e il suo unico scopo è quello di agire il più efficacemente possibile sulla percezione dello spettatore.

Tra i due “tempi” si instaura, quindi, una sorta di autentica inter-relazione. Che ha come risultato la produzione di senso spaziale.

Lo spazio è un’entità fluida che può essere dilatata e contratta a seconda del registro narrativo in corso. Può essere modulata per far aumentare o diminuire la tensione emotiva e il coinvolgimento dello spettatore. Oltre che a racchiudere in sé infinite possibilità sottotestuali, come nell’esempio a seguire.

Nel 1971 il regista americano Elia Kazan dirige un piccolo film, quasi per scommessa. Con un cast fatto tutto di esordienti con un budget risicato e una piccola troupe.

Kazan e la gestione di spazio e tempo

Il film è The Visitors (I Visitatori, 1971) ed è girato in 16 mm, con uno stile semi-amatoriale.

Lo spazio e il tempo - Inquadratura dinamica come creare immagini video - 5 di 10E’ imperniato su un piccolo nucleo di persone chiuso dentro uno spazio di una casa isolata immersa in un paesaggio innevato.

Kazan costruisce la scena dell’arrivo dei due visitatori in un’unica inquadratura sfruttando al massimo le potenzialità della profondità di campo. Rappresentando un unico punto di vista spaziale genera la prima scena.

Attraverso la tenda della porta di casa vediamo arrivare la macchina. Questa si ferma, un uomo scende e mettendosi di spalle si appoggia ad essa mentre l’altro si dirige verso la porta.

Il punto di vista è quello di Martha, che è sola in casa con in braccio il piccolo Hal, mentre Bill è andato a comprare il giornale. Martha apre la porta e Antonio Rodriguez le si presenta cordialmente come un amico di Bill.

La distonia, che cattura lo sguardo di Martha, è data dall’altro uomo che le rivolge le spalle e non sembra minimamente interessato alla situazione.

È un elemento perturbante che fa crescere la tensione e che si aggiunge ai modi educati e sinceri dei due visitatori.

Si avverte che qualcosa di inquietante è sospeso nell’aria, ma niente è ancora definito.

Lo spazio, infatti, può essere “ri-creato”. Sia nell’inquadratura fissa (come nel film di Kazan), sia attraverso i continui processi di frammentazione e ricomposizione della scena.

Spazio e tempo narrativo

Il cinema disarticola spazio e tempo reale e ne crea uno integralmente nuovo che chiamiamo spazio cinematografico.

Lo spazio e il tempo - Inquadratura dinamica come creare immagini video - 5 di 10E’ importante ricordare sempre che quello che vede lo spettatore è determinato solo ed esclusivamente dall’istanza narrante (in fase di ripresa) e da una selezione soggettiva (in fase di montaggio).

Il miglior esempio possibile per illustrare quanto appena detto è la sequenza del battesimo di The Godfather (Il Padrino, 1972) di Francis Ford Coppola.

Qui, ad un evento principale quale è il battesimo del nipote di Michael Corleone (Al Pacino) seguono, e si intrecciano con esso, una serie di eventi secondari che si svolgono parallelamente.

Nella sequenza si presentano i preparativi da parte di alcuni gangsters per un’esecuzione e/o un attentato.

Il regista domina magistralmente spazio e tempo. Attraverso le dinamiche del montaggio alternato costruisce un tempo ed uno spazio cinematografici mediante i quali inganna lo spettatore. Facendogli credere che la vittima del presunto attentato possa essere lo stesso Michael.

Lo spazio e il tempo - Inquadratura dinamica come creare immagini video - 5 di 10Disarticolando la prerogativa della “convergenza” che sta alla base del montaggio alternato secondo cui le due o più azioni in corso devono congiungersi nello stesso luogo, Francis Ford Coppola dà vita alla rappresentazione di un tempo e di uno spazio “virtuali” (ma percepiti come reali dallo spettatore).

Il cui esito è dettato tanto dalla crescita della suspance, quanto dal fattore sorpresa. Che si concretizza nel vedere che le vittime dell’attentato sono i capi-famiglia rivali e che Michael Corleone non è la vittima bensì il carnefice e mandante.

Il tutto compresso all’interno delle dinamiche religiose e battesimali. Che danno vita ad una serie di sottotesti significanti (di rara efficacia) se messe in relazione con gli eventi delittuosi rappresentati.

Spazio e tempo in Saw – L’Enigmista

Il processo opposto a quello di dilatazione spaziale di The Godfather, è quello della contrazione spaziale. Emerge chiaramente nel primo capitolo (e in modo diverso anche nei seguenti) della fortunata serie horror de L’Enigmista. Saw (2004) di James Wan è ambientato per la maggior parte in un grosso bagno abbandonato.

In questo spazio vengono collocate due vittime: Adam, fotografo freelance, ed il dottor Lawrence Gordon.

Sono bloccati alle pareti, uno opposto all’altro. Ed ambedue hanno un piede legato con un grosso catenaccio ad un tubo arrugginito.

In mezzo al bagno giace (apparentemente) un cadavere insanguinato. Il “cadavere” tiene in mano un registratore ed una pistola senza proiettili e i due uomini sono impossibilitati a raggiungerlo.

L’Enigmista ha calcolato accuratamente le distanze. I due poco dopo sapranno dai rispettivi nastri in cosa consiste la loro prova.

Lo spazio e il tempo - Inquadratura dinamica come creare immagini video - 5 di 10L’assunto di partenza, amplia progressivamente il proprio campo visivo e si reinventa continuamente per poi de-strutturarsi ad ogni nuova svolta narrativa.

Lo spazio iniziale (il bagno fatiscente) in cui Adam e Lawrence si ritrovano incatenati diventa il teatro/scena in cui ambientare un macabro Kammerspiel.

È un gioco al massacro, messo in scena con arguzia e precisione, che rimanda direttamente a Deathrap (Trappola Mortale, 1982) di Sidney Lumet.

La gestione dello spazio e del tempo nel cinema di Lumet

Qui il commediografo decaduto Sidney Bruhl (Michael Caine) e il giovane rampante Clifford Anderson (Christopher Reeve), sono “incatenati” l’uno all’altro da un delitto compiuto in comune e dalla scrittura di una commedia gialla.

L’uno vuole e deve uccidere l’altro per avere successo. E l’unità di luogo (la casa di campagna di Bruhl) dove si svolge la scena, è organizzata come il tavolo su cui si svolge una mortale partita a scacchi. Dove le mosse dell’uno corrispondono alle contromosse dell’altro.

Questa scenografia rimanda direttamente allo spazio e tempo teatrale del palcoscenico e anche in Deathrap. Sarà chi “sta in mezzo” (la sensitiva Elga) ad avere successo e ad approfittare della violenza altrui.

Allo stesso modo, l’incipit di Saw è concentrato in uno spazio chiuso dove i due uomini incatenati giocano a rimpiattino aspettando l’uno le mosse dell’altro.

Quello della stanza fatiscente è quindi uno spazio scenico che conduce direttamente al teatro. E che rappresenta un perfetto esempio di contrazione spaziale all’interno della quale costruire un clima di tensione insostenibile.

Il moltiplicarsi e il roteare dei punti di vista rende l’unità di luogo uno spazio dinamico. Uno spazio plasmabile all’interno del quale è possibile inscenare tutto e il contrario di tutto. Perché allo spettatore giunge solo la percezione degli eventi e non la realtà (che non esiste cinematograficamente).

Capiamo quindi come lo spazio e il tempo diventino variabili determinanti per la compresione della scena e della storia.

 

Film consigliati:

Il padrino (USA, 1972) di Francis Ford Coppola

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