Come fare un backup: i segreti dei professionisti
Come fare un backup dei dati per il video digitale in modo corretto
Ultima rampa di scale, ultimo sforzo per arrivare in fondo a questa che spero sia stata una piacevole lettura. Come fare un backup non è mai stato così semplice. Ecco i segreti dei professionisti, quelli che solitamente uso per non perdere mai un file e mantenere il mio archivio sicuro.
Chiunque abbia sperimentato un problema serio ad una batteria di dischi fissi – e tutti quelli che conosco, me compreso, prima o poi ci sono passati – ha capito l’importanza di una corretta manutenzione dei dati. I dettagli del backup, insomma.
Concludiamo quindi questo breve viaggio tra Nas, raid, server, hard disk e memory card. Per gli altri, gli sprovveduti, un grande in bocca al lupo.
Parte 5 – I segreti dei professionisti su come fare un backup
Una volta conclusi i procedimenti elencati nelle puntate precedenti i vostri video footage possono dirsi quasi protetti.
Dico “quasi” perché rimane da coprire un 10% di probabilità che potrebbero comunque compromettere i vostri archivi. Infatti, se il file è tutelato da crash di sistema o rotture di hard disk, niente potrà salvarlo imprevisti o da calamità di questo tipo:
- incendi
- scariche elettriche improvvise ad alta potenza (fulmini, vertiginosi cambi di tensione ecc.)
- distruzione fisica del server di backup (caduta del modulo rack ecc.)
- errori umani di cancellazione / formattazione
Per ovviare a questi prevedibili problemi, e per arginare quelli meno prevedibili, ho elaborato una specie di decalogo delle buone abitudini di backup, così da non dover mai dire “non lo sapevo”.
1) Non utilizzare mai un file direttamente dal server. Ovvero: se ho bisogno una qualsiasi inquadratura video (magari relativa ad un progetto del passato) non devo mai inserire nel mio lavoro un file proveniente direttamente dall’archivio. Se ho bisogno il totale del Duomo di cui abbiamo parlato in una lezione precedente (Come si fa il backup: la sicurezza in laboratorio), ad esempio, prima vado a cercarlo sul server (magari cercandolo secondo nome, poi usando il sistema di preview per vedere se la ripresa mi interessa o meno), poi lo copio all’interno della mia piattaforma (magari chiamando una new folder col nome “files da server”).
Infine lo inserisco all’interno del progetto. In questa maniera si eviterà di sovrascrivere i footage, di eliminarli per errore, di rompere collegamenti già esistenti e così via. Insomma, il vostro archivio di backup dovrà essere di “semplice consultazione” e trasferimento, mai di lavoro.
Non cancellare i file convertiti
2) Non cancellate – salvo taluni casi – i files convertiti. Per capir bene cosa voglio dire occorre aprire una parentesi. Sappiamo tutti che i moderni sistema di conversione – prendiamo ad esempio il rinomato Apple Prores – sono ottimi files, ma hanno l’enorme svantaggio di avere un peso apocalittico. Se un file sorgente della durata di un minuto (ad esempio un footage Canon HD-DSLR H.264) pesa solitamente qualche decina di mega, lo stesso file convertito in Prores può pesare anche sei/otto volte tanto. Come si fa a capire se serve eliminare i files convertiti in questi formati una volta terminato il processo di editing? Facile: occorre calcolare il rapporto tra costi e benefici.
Il procedimento di conversione può tenere occupato un computer anche per molte ore. Tempo significa soldi, perché se sono impegnate in altre operazioni, le macchine non possono lavorare o lavorano a ritmi ridotti. Se avete investito in un server di backup molto capiente, e non avete problemi ad occupare molti giga per ogni progetto, allora non buttate nulla. Altrimenti se lo spazio su disco è vitale, e ritenete meno oneroso iniziare nuove conversioni piuttosto che mantenere le vecchie, allora dovete buttare tutto e tenere nel server di back up solo i files sorgente ed il progetto (oltre che – ovviamente – gli export ultimati).
Come fare un backup se ci fossero problemi gravi?
3) E se il laboratorio andasse a fuoco? E se dei ladri rubassero il server? Situazioni remote, sfighe da ricovero, certo, ma chi di voi è pronto ad escluderle in partenza? Io no di certo.
Allora vediamo come poter gestire una di queste eventualità. L’unica cosa che mi sento di dire – come farebbe il capitano alla sua ciurma durante il naufragio – è: salviamo il salvabile.
Le procedure che indicano un buon backup non dovrebbero mai ricorrere a questi metodi. Eppure le cose accadono, anche quelle spiacevoli. Per cui stiamo all’occhio.
Procuriamoci un sistema multihard disk in Raid 1, simile a quello usato nella Parte 2 (ma molto più capiente) e salviamo periodicamente il contenuto del server. Non una copia identica – ovvio – ma una duplicazione light. Cosa intendo per light? Un backup dei soli files essenziali:
- I files video sorgente (senza conversioni)
- Il progetto di lavoro (un solo file, nella sua versione definitiva)
- Gli export
- Eventuali files grafici non riproducibili
- I files di authoring (se nel progetto è presente un dvd)
Tralasciate tutte le conversioni, i render, i files già conservati altrove. Insomma tutto quello che davvero non è fondamentale. In questo modo sarà possibile avere una copia di backup ulteriore: in caso di calamità occorrerà del tempo per ricostruire il server, e forse si perderanno alcuni progetti recenti, ma il grosso dell’archivio sarà salvato.
Aggiornamenti frequenti del backup
Più frequentemente aggiornerete questo backup, maggiori saranno le possibilità di non perdere nulla. Ricordate: i segreti che indicano come fare un backup corretto non sono semplici nè immediati, e richiedono lavoro costante.
Una nota: questo mini-server va lasciato in un posto differente rispetto al server principale. Portatelo a casa, mettetelo in una cassetta di sicurezza, riponetelo nell’armadio di una vecchia zia: fate quello che vi pare, ma tenetelo lontano dal laboratorio. Altrimenti, a che serve?
4) Non limitate il backup ai soli files video. All’interno di un qualsiasi laboratorio specializzato sono moltissimi i documenti che richiedono un salvataggio accurato, al pari dei footage video. Pensiamo alla parte fiscale (fatture, indirizzi), ai contratti, ai database del sito, ai documenti. Ogni fase del lavoro – compreso quello amministrativo – deve avere un suo backup. Magari meno frequente – decidete voi quanto – ma deve averlo. Non fatevi trovare impreparati o l’Agenzia delle Entrate vi farà la pelle.
Come fare un backup del singolo computer?
5) Anche i singoli computer hanno bisogno di salvataggi continui. Un errore umano – come ad esempio il mancato salvataggio di un file, un improvviso crollo della corrente, una sovrascrittura indesiderata – potrebbero far perdere ore di prezioso lavoro. Come fare un backup sicuro in questi casi?
Anche qui la tecnologia ci viene in soccorso. Su Macintosh, ad esempio, esiste la tanto pratica Time-machine. Non si intende, ovviamente, l’orrido film del 2002, ma una applicazione di backup utilissima per riportare lo stato del computer ad un momento preciso del passato. Basta collegare un hard disk (anche singolo, poco importa) ed impostarlo come periferica di Time-machine per avere un back up sempre aggiornato del lavoro sulla piattaforma.
Programmando un intervallo di back up a, diciamo, un’ora è possibile ripristinare ogni file cancellato o sovrascritto nell’immediato. Un ottimo – e poco dispendioso – sistema per non cadere nelle trappole che frequentemente accadono quando si lavora su progetti complessi ed elaborati.
Parte 6 – Considerazioni sul backup e conclusioni
Bene: con questi ultimi consigli su come fare un backup abbiamo terminato questo viaggio nel mondo dell’archiviazione. Allo stato attuale credo queste indicazioni siano all’avanguardia per quanto riguarda argomenti come lo storaggio e la protezione dei dati. Entro breve, ne sono certo, emergeranno applicazioni di backup, periferiche e supporti per un più agevole sistema di salvataggio, in tempi minori e con minore dispendio di energie.
Per tutto il resto, ricordate sempre la legge incontrovertibile di chi lavora con oggetti immateriali come i footage video. I dati non hanno prezzo. Le strutture si ricomprano, le videocamere cambiano, i formati di registrazione si evolvono, ma il tuo archivio è impagabile. Le assicurazioni potranno ricoprirti di soldi, ma ogni inquadratura perduta è un patrimonio che si dissolve. E che non potrai mai recuperare. Presta attenzione ad ogni fase del tuo lavoro e al tuo backup. E in bocca al lupo.
Ecco le quattro puntate di questo tutorial su come fare un backup per i files video:
- Come fare backup: introduzione ai files video
- Segreti per fare il backup: la sicurezza durante le riprese
- Una guida su come si fa il backup: la sicurezza in laboratorio
- I nostri consigli per eseguire un backup: i segreti dei professionisti
- Uranium backup e Red Giant Offload: il software backup per il video digitale
Ecco alcuni video di integrazione su come fare un backup: parliamo di sicurezza dei sistemi raid.
Ogni marchio ed ogni immagine vanno intesi a scopo di esempio didattico e appartengono ai legittimi proprietari.
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Mi piace il sito e i temi trattati. Sono un videomaker di Roma, continua così.
Utilissima questa nota sul backup!
Salvo Distaso
Ciao Salvo e grazie.
Il prossimo tutorial/maxi-a rticolo sarà su un argomento interessantissi mo. La profondità di campo! A presto, e continua a seguirci.
Thomas
Bella sorpresa. A livello italiano manca una fonte d’informazione alta e sicura in ambito HD-DSLR. Davanti l’orizzonte è aperto e non ci sono indiani in giro. Corri. Ne sei all’altezza.
Leon Gaig
Grazie davvero Leonardo: il commento di un maestro come te è un onore e un privilegio.
Ti abbraccio: rimane valido l’invito a partecipare al blog in qualsiasi forma tu ritenga opportuna. Mi farebbe piacere – ad esempio – pubblicare qualche tuo lavoro o qualche tuo intervento.
Grazie ancora.
Grande Thomas! Domanda: diciamo che giri in HD 4:2:2 10bit RAW a 126MB/s, e vuoi fare color-grading in real-time su Apple direttamente da uno storage esterno che regga un flusso-dati simile…
1. Usi SAS oppure è sufficiente Thunderbolt?
2. Se TB, è sufficiente RAID R6 Promise Pegasus da 12TB (2 x 6TB)? E che tipo di raid permette questa velocità di flusso, 5+0?
3. Se invece SAS, usi Dulce Systems 16TB Pro DQxc Hard Drive Array (con raid-0?) oppure sono sufficienti 2 unità G-Speed eS Pro (8 dischi in tutto) + scheda ATTO 680?
Parliamo ora di workstation:
4. Escludendo la scheda dedicata alla GUI per DaVinci, di quante schede Nvidia Quadro 4000 avrò bisogno per GPU real-time? Una, oppure di più collocate nel Cubix Xpander Desktop 4?
5. Chiede meno risorse Smoke o DaVinci? (E’ vero che Smoke funziona anche senza scheda SDI?)
6. Val la pena fare color-grading con HD-full 8bit 4:2:2 RAW oppure tutto sommato meglio ProRes 8bit 4:2:2?
Grazie! Edoardo
Ammazza: altro che domande tecniche.
Ti dico la mia: se hai bisogno uno storage affidabile, il segreto è la ridondanza. Che tu scelga una soluzione o l’altra, la sola variabile è la velocità di lettura e trasferimento. Per dire: io non possiedo un sistema integrato Thunderbolt, ma lo stesso non ho mai perso un dato (adesso facciamo le corna…). Thunderbolt aiuta molto – per esempio – se devi gestire file giganteschi (2K, 4K) oppure se vuoi lavorare in multicamera realtime.
Purtroppo non ho un setup infinito, quindi non ho provato direttamente tutte le attrezzature che citi: sono certo che in rete ci sono delle review più che dettagliate. Io converto sempre in Prores, e poi faccio la color correction. Uso sia DaVinci che (più spesso) Apple Color o Colorista. DaVinci richiede schede dedicate per la visione in realtime. In bocca al lupo!
Inviato da iPhone
Questo mi incuriosisce Thomas: in pratica tu converti in ProRes da – immagino – H.264 della Canon, e poi sul ProRes fai color-grading. Ma non hai paura che la conversione in ProRes (per di più da file compresso come H.264) possa compromettere la qualità del color-grading?
In pratica mi stai rassicurando del fatto che fare color-grading con RAW 422 8bit, o farlo su ProRes 422 8bit, in fondo si ottengono risultati simili? Perché se così fosse, ovviamente per me sarrebbe MOLTO più pratico il ProRes!
Oppure mi dici che invece c’è un salto di qualità tra RAW e ProRes (entrambi 8bit 422)? Non so come ringraziarti di questi preziosi consigli!
P.S. per te, a occhio, Smoke offre una qualità di color-grading paragonabile a DaVinci oppure no?
Dipende cosa intendi per Raw: di regola si indica con questo termine il file non-compresso nativo della macchina da presa, dotato di alcune opzioni di editing in post-produzione .
Se la macchina registra SOLO un file compresso (senza opzione Raw) la trasformazione in un file più grande e “capiente” ha solo due scopi:
– rendere più maneggevole il file in fase di editing
– permettere una correzione colore/grading del file più estesa
Per entrambi gli scopi, Prores (come i suoi gemelli per Avid ecc.) va benissimo.
Certo: non pensare di estrarre da un Prores generato da Canon un file perfetto. Appena le HD-DSLR forniranno formati di uscita più compLessi e meno compRessi (?!?) di certo potremo tentare un discorso più evoluto.
Se hai bisogno una consulenza tecnica specifica sull’argomento, puoi contattarmi alla mail del sito e parlarmi meglio del progetto. A presto e in bocca al lupo!
Great post but I was wondering if you could write a litte more on this subject?
I’d be very grateful if you could elaborate a little bit more. Cheers!