La distanza dal soggetto e altri parametri
Teoria e tecnica della fotografia moderna: comprendere la distanza dal soggetto
Terminiamo questo sentitissimo tutorial in cui abbiamo parlato di un argomento tanto misterioso quanto affascinante: la profondità di campo. Avete letto la prima parte (introduzione), la seconda (il diaframma) e la terza (la lunghezza focale)? Tutto chiaro?
Eccoci all’ultimo fattore che influenza la misura della nostra sfocatura: la distanza dal soggetto oppure macchina da presa.
Elemento n° 3 – La distanza dal soggetto nella gestione della profondità di campo
Intendiamo con questa misura la distanza (in centimetri, metri ecc.) che separa il centro focale dell’ottica con il punto in cui il soggetto è perfettamente a fuoco. La nozione base è questa:
- più è alto il valore della distanza dal soggetto, maggiore sarà la profondità di campo
- più bassa è la distanza, più stretta sarà la profondità di campo
Questo fenomeno – la grandezza proporzionale tra distanza e profondità di campo – è legato al principio del cosiddetto hyperfocus.
Esistono anche parole italiane che indicano questo fenomeno, ma io preferisco usare il termine inglese. Per hyperfocus si intende quel punto di fuoco situato di fronte alla macchina da presa dove – dalla sua metà all’infinito – tutto appare relativamente a fuoco.
Ripeto, per spiegare meglio: c’è un punto (abbastanza distante dalla macchina da presa) dove tutto, fin dalla metà della distanza tra la macchina e lì, appare quasi a fuoco. Questa condizione si verifica quando spostiamo l’anello di regolazione del fuoco sulla posizione infinito (∞).
Modificare l’hyperfocus e la distanza dal soggetto
Anche l’hyperfocus è condizionato da fattori focali come l’apertura e la lunghezza focale, quindi fate attenzione. Cambiando anche solo la misura degli f-stop si modifica il punto di hyperfocus.
Proprio per questo motivo, quando sposto l’anello del fuoco da infinito a qualunque valore minore, varia anche il punto di hyperfocus e – proporzionalmente – la profondità di campo, che non soltanto si avvicinerà alla camera, ma pure diminuirà di ampiezza.
Riepiloghiamo ancora una volta: ogni obiettivo posizionato su infinito ha un suo hyperfocus.
Questa misura indica il punto dove – nella metà della zona tra quel punto e la camera – tutto appare a fuoco (fuoco infinito).
Variando il punto di fuoco (ruotando l’omonima ghiera) non solo si riduce la distanza dall’hyperfocus (che si avvicina) ma pure la profondità di campo si riduce proporzionalmente.
Questo significa che, per avere la profondità di campo più alta possibile per una data lente devo posizionare su infinito la ghiera del fuoco. Lo sapevate anche prima, certo: ora però sapete perchè questa cosa accade.
Cosa variare?
Naturalmente, questo principio è valido se rimane invariata l’apertura e la lunghezza focale dell’obiettivo.
Abbiamo dunque capito che per avere una profondità di campo estesa devo posizionare il soggetto piuttosto lontano dalla camera (compatibilmente con la lunghezza focale). Se invece voglio che la profondità di campo si riduca, basta avvicinare il soggetto alla camera.
Naturalmente ogni ottica ha una sia distanza minima di messa a fuoco. In questo modo, non è possibile avvicinare troppo la macchina da presa al soggetto, perchè al di sotto di una certa distanza le lenti non riescono a mettere a fuoco e occorrono lenti macro.
Capiamo quindi che usare la semplice distanza dal soggetto al fine di regolare la profondità di campo è sbagliato e sconveniente.
Per questo – come nel caso della lunghezza focale – lo strumento della distanza è usato in combinazione con altri elementi e con altre variabili. Ma si tratta comunque di un fattore da tenere in considerazione.
Come usare il diaframma insieme a lunghezza focale e distanza dal soggetto
Per capire come funzionano i principi qui esposti occorre una notevole pratica ed una buona comprensione dei concetti. Inoltre, va detto che questi tre elementi tendono ad annullarsi o sommarsi qualora fossero usati in modo sbagliato o particolare.
Faccio un esempio: poniamo di usare una lente da 100mm, con apertura 2.8, ed un soggetto a 5 metri. Otterrò una misura X che corrisponderà al valore di profondità di campo.
La stessa profondità di campo (e la stessa inquadratura!) può essere guadagnata, per esempio, usando una lente 50mm, mantenendo l’apertura a f 2.8, ma riducendo, per dire, la distanza a 1 metro.
Si tratta di misure ipotetiche, è ovvio, ma l’esempio serve per rendere l’idea. In questo caso, non soltanto otterremo un’inquadratura simile, ma il fattore della distanza annullerà quello della lunghezza focale, almeno matematicamente.
Matematica e distanza dal soggetto
Dico “matematicamente” perché le immagini, anche in questo caso, non saranno mai uguali. Ovvero: se compariamo le due immagini di cui sopra, magari riusciremmo ad ottenere una misura di profondità di campo molto simile. Tuttavia nella prima immagine (quella più distante e con lente a lunghezza focale più alta) otterrò di certo un effetto sfumato molto più pronunciato.
Anche non variando la profondità di campo (nel caso qui sopra descritto misurano entrambe un valore simile) può cambiare infatti (e molto!) la qualità della profondità di campo.
Nel caso della lente da 50mm, lo sfumato sarà pronunciato ma distinguibile; nel caso dei 100mm gli oggetti alle spalle del soggetto saranno molto più indistinti.
Questo è dovuto alle caratteristiche della lente: i 100mm amplificano lo sfondo fino ad ingigantirlo, anche se il soggetto permane nella sua inquadratura. I 50mm invece riducono lo sfondo, così da farlo apparire più distante e distinto, anche se tecnicamente si tratta di una profondità di campo molto simile.
Insomma: si può dire che
- matematicamente e tecnicamente i tre fattori si annullano a vicenda in alcune condizioni
- artisticamente e visualmente quando c’è una lunghezza focale più alta l’effetto ottico della profondità viene amplificato e sembra più forte la componente di distanza tra soggetto e camera
Riassumiamo
Avete letto tutto? Vi è sfuggito qualcosa? Allora ecco per voi un riassunto completo:
A – I tre fattori che regolano la profondità di campo sono:
- Apertura del diaframma
- Lunghezza focale
- Distanza dal soggetto
B – Per ottenere una profondità di campo stretta (tanto sfumato) si deve avere:
- grande apertura di diaframma (f-stop basso)
- grande lunghezza focale (da lente normale a teleobiettivo)
- soggetto vicino alla camera
C – Per ottenere una profondità di campo larga (poco sfumato) si deve avere:
- piccola apertura di diaframma (f-stop basso)
- stretta lunghezza focale (da wide a lente normale)
- soggetto lontano dalla camera
Considerazioni finali
Questo è quanto. Leggetevi tutto con calma e vedrete che le cose non sono poi così complicate. Perché, in ogni caso, rimane valida ed insostituibile la regola base di ogni operatore e ogni fotografo.
Ovvero: il modo più semplice per alterare la profondità di campo è variare l’apertura del diaframma. Stop. Anzi: f-stop. 😉
Buon lavoro a tutti e scrivetemi se qualcosa non è chiaro.
Ogni marchio ed ogni immagine vanno intesi a scopo di esempio didattico e appartengono ai legittimi proprietari.
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