Cosa sono i punti di vista? La prospettiva del narratore nel cortometraggio
Usiamo i punti di vista per comprendere i personaggi e le loro scelte
Eccoci dunque a parlare dei punti di vista nel cinema e nei cortometraggi. Ma prima di tutto una domanda preliminare: masticata la prima lezione? Com’era: facile? Difficile? Troppo tecnica? Poco? Attendo i vostri commenti.
I commenti – in italiano oppure in inglese, scegliete voi – sono un vero e proprio feedback. Per tracciare le vostre impressioni. Sugli argomenti proposti e per valutarne di nuovi. Fatevi vivi e lasciatemi le vostre idee. Sono importanti per noi. Il significato dei vostri commenti è migliorare sempre di più questi articoli.
Ma adesso ripartiamo da un altro argomento determinante. Se avete in mente di scrivere un cortometraggio oppure soggetti originali. Nella maggior parte dei casi è una faccenda di punti di vista.
La prospettiva del narratore nel cortometraggio: i punti di vista
Assai vicino al tema dell’istanza narrante, i punti di vista (spesso contratti nell’acronimo p.d.v. oppure pdv) identificano una particolare scelta del narratore o regista. Si intende – per capirsi – quella particolare posizione (spaziale, temporale) che consente allo spettatore di vedere alcune cose e altre no.
La determinazione di una corretta prospettiva è fondamental. E non può avvenire casualmente o per tentativi.
Sinonimo di qualità nella scrittura, il talento di comprendere e visualizzare la prospettiva del narratore nel cinema oppure in fotografia. E’ elemento necessario alla riuscita di un prodotto narrativo.
Comprendere la logica dei punti di vista comporta la visualizzazione delle immagini. Prima della loro realizzazione e consiste nella perfetta conoscenza dello spazio scenico e dei campi di ripresa.
Diciamolo in altre parole. La scrittura per immagini non può fare a meno dell’occhio, e non può prescindere la conoscenza dei fondamenti della tecnica di regia video.
I punti di vista come passaggio essenziale della produzione
In fase di scrittura, infatti, è bene tenere presente elementi concreti di spazio e ambiente, fondamentali per la successiva realizzazione delle riprese. Da qui arriviamo diretti ad una delle regole auree – da tenere presenti quando parliamo di scrittura legata al video.
Avete letto bene: per fare una buona produzione occorre curare in modo preciso tutte le fasi preliminari. Ovvero quel momento che, con la ripresa fine a se stessa, apparentemente non ha nulla a che fare.
Lo studio dei luoghi di lavoro (le tanto decantate locations) serve a chiarire la posizione della telecamera, degli illuminatori, dei fonici, dei tecnici video e così via.
Inoltre, attraverso uno studio accurato dei luoghi e delle posizioni verranno affinati gli elementi estetici dell’inquadratura. Si ottimizzeranno i tempi di setting, il calcolo degli spazi necessari. L’ideale fusione tra la luce naturale ed illuminatori artificiali, la distribuzione delle risorse umane e così via.
Le scelte registiche
La pratica di regia consiglia di identificare i punti camera e le prospettive di vista in modo assai preciso. Prima di posizionare la macchina da presa è necessario effettuare un sopralluogo dello spazio scenico. Per evitare di trovarsi di fronte ad imprevisti (cantieri, ostacoli, costruzioni indesiderate, flora ingombrante, rumori molesti…) che dequalifichino le immagini o che possano compromettere radicalmente il progetto.
In questo modo si minimizzeranno i rischi, e si allungherà il tempo disponibile per le riprese, il lavoro degli attori e gli affinamenti.
Ma se questi sono i più immediati benefici di una minuziosa e non episodica ricerca, non va dimenticato che il principale scopo di questa operazione è espressivo, non organizzativo.
Il fine è quello di ottenere il massimo risultato estetico (o significante) migliorando la relazione tra spazio visivo e durata della ripresa.
Lo studio dei punti di vista
Attraverso lo studio dettagliato delle strategie di visualizzazione e del punti di vista, si creerà quella continuità visiva che renderà unico il proprio approccio alla storia. Si massimizzerà il potere evocativo dell’immagine. Che non sarà più determinata da avvenimenti casuali o temporanei, ma diventerà un vero e proprio linguaggio. Una lingua affilata e concreta, per raccontare il mondo e le sue narrazioni.
Un grande scrittore – come un grande regista – sa benissimo che nel punto in cui posizionerà la telecamera si dovrà “sentire” tutta la potenza dell’immagine che apparirà su schermo.
Film consigliati:
2001: Odissea nello spazio (2001: A Space Odyssey, Usa, 1968) di Stanley Kubrick
Babel (Babel, Usa/Francia/Messico, 2006) di Alejandro Gonzalez Inarritu
Ogni marchio ed ogni immagine vanno intesi a scopo di esempio didattico e appartengono ai legittimi proprietari.
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Finalmente ho capito cosa si intende per punti di vista. GRAZIEEEEE
Grazie a te: hai letto gli altri post relativi al cortometraggio? Cosa ne pensi di questa lezione sui punti di vista? Mi interessa avere feedback dai lettori. A presto!