Introduzione ai file delle HD-DSLR video
Convertire i file video per la migliore post-produzione dei file delle HD-DSLR video
Benvenuti a questa nuova serie di tutorial. Come leggete dal titolo, ci occuperemo dei file delle HD-DSLR video. Cominceremo col conoscere le basi dell’argomento e spiegare come gestire questi file che – lo capiremo più avanti – rischiano di essere molto problematici.
Parliamo dei file delle HD-DSLR video
Inoltre cercheremo di spiegare quella che ritengo essere la migliore strategia per la post-produzione di un file video creato con queste macchine.
Come abbiamo sempre fatto su queste pagine, tra spiegazione del problema e proposta di una soluzione, ci avventureremo nei meandri della teoria e – passatemi il termine – della cultura.
Non ci limiteremo quindi a fornire una lista ingessata di procedure operative. Ma proporremo spunti di pensiero, occasioni di riflessione, anche episodi di conoscenza.
Perché se anche una macchina sa correggere la gradazione colore di una clip con il bianco fallato, in realtà solo un essere umano dotato di sensibilità e senso estetico può comprendere le molte sfumature possibili e proporre soluzioni innovative.
Ultima cosa, poi cominciamo: questo tutorial, come tutti gli altri, indica una delle possibili soluzioni, non LA soluzione.
Non aspettatevi quindi strategie miracolistiche: ogni scelta – come spiego nel disclaimer – è arbitraria, quindi opinabile. Per questo, come sempre accade su queste pagine, ogni vostro suggerimento è benvenuto.
Sta a voi, che leggete, fornire idee nuove (magari tramite i commenti), proporre opinioni. Tracciare una rete di informazioni che permettano di approfondire realmente l’argomento preso in esame.
Grazie a tutti, e buona lettura.
I file delle HD-DSLR video
Da quando la produzione video-cinematografica si è trasferita quasi interamente su piattaforme digitali, le procedure per gestire i file delle macchine da presa e la loro lavorazione hanno subito drastiche rivoluzioni.
Soprattutto il backup dei contenuti – argomento che abbiamo trattato in questa batteria di articoli – è stato ridisegnato completamente per adattarsi alla natura immateriale dei footage.
Parallelamente a questo cambiamento, anche i sistemi di importazione dei files si sono fatti più complessi. Se un tempo era sufficiente riversare un nastro all’interno del computer, archiviando poi la cassetta come backup per le situazioni di emergenza. Oggi l’archivio è diventato totalmente digitale e dei supporti fisici non è rimasta alcuna traccia.
Se si parla di reflex HD-DSLR Canon o Nikon, i video files vengono scritti ed immagazzinati su card Compact Flash (CF) oppure Secure Digital (SD) attraverso un codec ad alta compressione ormai stabile, definito dalla sigla H.264.
H.264 e altri codec salvavita
Come ben racconta wikipedia, il codec H.264 è molto comodo, perché permette di mantenere alta la qualità dell’immagine, pur riducendo drasticamente il peso dei files. Non per nulla, l’H.264 è ormai lo standard per tutta una serie di applicazioni più o meno professionali, tra cui i rinomati blu-ray disc.
Tuttavia questo sistema di compressione ha il grande difetto di essere poco indicato per l’editing, perché è composto attraverso una complessa architettura di rimandi tra i frame che rende più difficoltosa la visualizzazione ed il calcolo.
Per questo motivo, molte piattaforme di editing digeriscono male il supporto H.264, e le software-house sconsigliano di usare questo sistema di compressione in fase di montaggio.
Mentre software più moderni – come Adobe Premiere Pro – sono in grado di gestire e digerire qualsiasi formato, altri software come il celebre Final Cut Pro.
Ad esempio, propongono di codificare i footage H.264 nel formato Prores, creando così un file molto più grande in termini di spazio, ma strutturato attraverso un sistema di scrittura a frame singoli che snellisce di molto i tempi di editing, visualizzazione e render. Non serve dire che io concordo con quest’ultima opinione.
Altri formati e risparmio dello spazio video
Certo, un file più esteso è molto più pesante, difficile da gestire, oneroso in termini di backup. Ma di certo la qualità del lavoro per me viene al primo posto rispetto alla praticità di alcune operazioni di conversione.
Che poi i file convertiti siano un’opzione consigltata anche da molti altri professionisti, risulta chiaro. Basti notare come i più rinomati registratori esterni per macchine da presa – Atomos Ninja oppure Aja Ki Pro Mini – utilizino il Prores come una delle opzioni principali di registrazione.
Come effettuare dunque questa conversione? A prima vista sembra una procedura semplice, ma basta riflettere un poco su quel che abbiamo detto prima, vale a dire la natura completamente ridisegnata del workflow digitale, per rendersi conto che occorre stabilire una procedura efficiente, ma soprattutto sicura.
Due workflow di conversione per i file delle HD-DSLR video
Due sono i workflow generalmente seguiti: partiremo dal primo per poi passare a quello che consiglio, il secondo.
Useremo come riferimento uno dei software di editing più popolare tra i professionisti, Final Cut Pro, appunto, chiarendo fin d’ora che ognuno potrà, nel caso, adattare questo procedimento alla piattaforma che preferisce usare.
Nel prossimo articolo inizieremo a lavorare con i file delle HD-DSLR video: ci vediamo presto.
Ogni marchio ed ogni immagine vanno intesi a scopo di esempio didattico e appartengono ai legittimi proprietari.
Lascia un Commento
Vuoi partecipare alla discussione?Sentitevi liberi di contribuire!
Ciao,
interessante articolo!
Una domanda: ma la codifica da h264 a pro res per una persona che usa Premiere CS6 comporta dei vantaggi in fatto di qualità dell’immagine? Oppure rende semplicemente il flusso più facilmente elaborabile da questo o quel programma?
Grazie!!
Paolo
Prores è codec Apple, quindi è funzionale nella strutture workflow su base software Apple. A mio avviso, una conversione verso codec di lavoro è SEMPRE indicato, ma vista la capacità di Premiere Pro di lavorare con qualsiasi compressione (o quasi) direi che la scelta dipende dalla tipologia di prodotto e dalla struttura del flusso di lavoro.
A presto Paolo, e grazie!